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Partecipare o assistere

Partecipo sempre molto volentieri agli incontri “Settembre in Santa Chiara”: mi piace la storia, mi piace la storia di Noci, mi piace imparare; ho sempre pensato che la storia fosse parte integrante della nostra vita, l’inizio del nostro racconto. Poi capita di essere presenti alla serata in cui il prof. Giorgio Esposito racconta la vita sua e del suo compianto fratello Giulio e la storia si colora di tinte che mai avremmo immaginato; tinte forti, nuove, nostalgiche, un po’ malinconiche, tinte che stupiscono per la loro triste attualità, che ti fanno scoprire realtà che non conoscevi prima di allora.

Quest’anno sto notando la presenza di tanti ragazzi, sicuramente “invogliati” dai loro insegnanti ad assistere agli incontri promossi dall’Associazione culturale Albanese.

Ho usato il verbo corretto: assistere. Etimologicamente derivante da stare, assistere significa essere presente in un luogo, veder compiersi un atto senza prendervi parte. C’è qualche adolescente che prende appunti, realmente interessato; qualcun altro deve adempiere al dovere di produrre la relazione richiesta; c’è chi mantiene un tiepido contegno costretto dal posto in prima fila; la maggior parte è impegnata dal forsennato pigiare delle dita sulla tastiera del telefonino. Non so se queste presenze abbiano la connotazione dell’obbligatorietà, del dovere o del piacere.

Ciò che so è che assistere ha un significato diverso rispetto a partecipare.

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